Il terzo capitolo della rubrica “Essere una mamma in quarantena” parla della solitudine. Non è un argomento casuale, ma è stato ispirato da alcune conversazioni che ho avuto su Instagram e da alcuni post che ho letto sull’argomento.
La solitudine di cui voglio parlare è principalmente quella delle mamme, ma anche dei bambini.
Non tutti abbiamo vissuto la quarantena nello stesso modo, questo è sicuro, ma ci sono state alcune sensazioni e alcune emozioni che penso possano essere condivise.
Da un giorno all’altro tutti siamo stati costretti a chiuderci in casa, lontani da tutte le persone a cui vogliamo bene, lontani dagli ambienti che eravamo abituati a frequentare, lontani anche solo dalle persone che potevano incontrare per caso per strada o nei negozi. Improvvisamente ci è stato proibito di avere delle relazioni sociali.
Questo ha sicuramente causato molti traumi e ha generato un profondo senso di solitudine.
La solitudine delle mamme
Essere mamme è la cosa più bella ed emozionante del mondo, ma è anche molto complicata. La quarantena ha reso tutto più difficile.
Improvvisamente le mamme lavoratrici hanno dovuto cambiare le loro abitudini ed iniziare a lavorare in casa, alcune di loro hanno continuato ad andare a lavorare anche nel pieno del lockdown, altre ancora sono casalinghe e la casa ha iniziato a diventare sempre più stretta.
Le mamme sono quelle che più di chiunque altro si sono rimboccate le maniche e si sono tuffate di testa nella più totale solitudine. Si, perché si sa che questo non è un Paese per mamme e se non lo è nella normalità figuriamoci durante un lockdown.
I guadagni sono diminuiti, in alcuni casi si sono fermati, mentre le difficoltà non hanno fatto che aumentare.
Le mamme che sono state costrette ad andare a lavorare hanno avuto problemi a gestire i bambini, perché le scuole erano chiuse e trovare una babysitter in piena pandemia è semplicemente un delirio.
Le mamme che, come me, hanno lavorato da casa, si sono ritrovate con orari di lavoro assurdi e con i bambini tutto il giorno in casa, annoiati, spaventati e ancora più bisognosi di attenzione del solito.
Le casalinghe si sono perse tra casa, faccende domestiche e intrattenimento per i bambini. Tutto questo da sole. Perché i mariti spesso andavano a lavorare o comunque difficilmente possono capire cosa significa essere mamme, anche quelli più disponibili e presenti.
In tutto questo, ovviamente, bisogna ricordare che c’era anche la tanto temuta didattica a distanza. Tutti i giorni, senza sosta.
Così, le mamme sono diventate maestre, lavoratrici, cuoche, donne delle pulizie, psicologhe, esperte di giocattoli e a volte anche vere e proprie YouTubers. Hanno lavorato, cucinato, pulito, ballato, cantato, giocato, insegnato, disegnato, letto, ascoltato, capito, urlato. Tutto questo da sole. Parlando per gran parte della giornata solo con dei bambini e un po’ con il proprio marito.
Le videochiamate hanno leggermente salvato la situazione, ma vedersi attraverso uno schermo in un certo senso ha aumentato la solitudine. E in alcuni casi, come è successo a me, questa quarantena ha fatto capire realmente che gli amici veri sono pochissimi.
Ogni sera, quando una giornata chiusi in casa finiva, la solitudine prendeva ancora di più il sopravvento ed aumentava l’ansia e la stanchezza.
Ho sentito tante mamme parlare dei propri mariti in questi mesi. Ci sono uomini, come il mio, che sono presenti e sempre disponibili, che aiutano in casa e che cercano di alleggerire il carico che pesa sulle mamme, poi ci sono uomini che non collaborano molto in casa e con i bambini. In alcuni casi la solitudine delle mamme è stata peggiore, ma penso che purtroppo non ci sia stata una mamma che non si sia sentita sola in un momento così delicato.
La solitudine dei bambini
La solitudine dei bambini è stata ancora più pesante. Da un giorno all’altro non hanno più visto i loro amichetti, le loro maestre e i loro parenti. Sono rimasti a casa, con mamma e papà, ma per quanto possa essere stato bello per loro avere così tanto tempo da trascorrere in famiglia, si sono sentiti incredibilmente soli.
Questo perché i bambini devono stare con i coetanei, devono giocare e ridere, litigare e fare pace, devono confrontarsi sempre.
Ci sono state tante videochiamate, sia di classe che con gli amichetti del cuore, ma dopo un po’ di tempo è diventato davvero pesante non potersi abbracciare e dover giocare attraverso uno schermo.
La solitudine dei bambini è stata così pesante che li ha resi tristi…. e questo non ha fatto altro che aumentare la preoccupazione e la solitudine delle mamme.
Vi siete sentite sole anche voi?
Chiara