Giornata internazionale dei bimbi mai nati: ci vuole più sensibilità

Oggi 15 Ottobre è la Giornata Internazionale dei bimbi mai nati.
Ogni anno, da quando ho il blog, lascio passare questa giornata senza scrivere nulla, perché non mi sono mai sentita in grado di poter dire qualcosa di sensato sull’argomento.
Quest’anno è diverso. Quest’anno tutto è cambiato e so esattamente di cosa sto parlando.

L’aborto è un evento purtroppo molto frequente. Moltissime donne si trovano a dover affrontare questo dolore, che è un vero e proprio lutto, a prescindere dall’epoca gestazionale in cui accade.
L’aborto spontaneo è una selezione naturale ma anche psicologicamente devastante.
Le donne che hanno vissuto questa esperienza sanno perfettamente che doveva andare in questo modo, che il corpo ha fatto il suo dovere e che quel bambino non poteva nascere per via di una serie di problematiche che i medici hanno il dovere di spiegare.
Ma questo non significa nulla e soprattutto non è una consolazione abbastanza forte. La verità è che ci vuole molta più sensibilità su questo argomento così delicato perché ogni donna che vive questa esperienza ha il diritto di sentirsi accolta, abbracciata, compresa e aiutata. Questo, però, succede molto raramente.

Aborto spontaneo: non deve essere considerato solo dal punto di vista fisico

L’aborto spontaneo coinvolge sicuramente in primo luogo il corpo di una donna. Alcune vivono questo momento tutto in una volta, con l’espulsione immediata del feto e del materiale gestazionale. Alcune donne, addirittura, non se ne accorgono neanche, credendo che la perdita di sangue sia una mestruazione arrivata in ritardo. Altre donne, invece, vivono in bilico per molti giorni (a volte intere settimane) non sapendo se è in corso un aborto oppure se il bambino può salvarsi e devono aspettare entrando e uscendo dagli ospedali, facendo cure fino al momento in cui i medici danno la sentenza certa. A quel punto sembra automatico passare alla scelta più giusta da compiere: espulsione naturale, espulsione farmacologica oppure raschiamento.

Sono tutte cose che bisogna sicuramente sapere, che i medici hanno il dovere di spiegare ad ogni donna per informarla della situazione che sta vivendo. Quello che, però, mi fa arrabbiare è il fatto che i medici informano le donne solo dal punto di vista fisico. L’aborto coinvolge prima di tutto il corpo, ma il dolore che resta nella mente e nel cuore è molto più difficile da affrontare.

I medici, gli infermieri e le ostetriche, dovrebbero essere molto più preparati nell’accogliere una donna che si trova in ospedale per affrontare un aborto spontaneo, indipendentemente dalle modalità in cui avviene. Non è solo un problema fisico, anzi probabilmente la parte fisica è quella meno difficile da superare. Bisogna prendersi cura anche della mente e del cuore di queste donne che si sentivano già mamme, che amavano già il bambino che portavano in grembo e che si ritrovano in pochi istanti catapultate dalla gioia più grande ad un dolore immenso.
Non tutte le donne sono forti, non tutte le donne sanno come affrontare la cosa, non tutte le donne reagiscono nello stesso modo.
Non è giusto ritrovarsi in un ospedale o in uno studio medico e sentirsi trattare come se si avesse un semplice mal di pancia. Non ci sono medicine che curano un dolore simile. Ci vuole più sensibilità da parte dei medici e delle ostetriche.

Le donne che vivono un aborto devono poter contare su un sostegno psicologico

Le donne che vedono improvvisamente il loro momento di felicità sgretolarsi tra le loro mani hanno bisogno di sostegno psicologico. Gli ospedali devono riuscire ad attrezzarsi per andare incontro a queste donne, che hanno il vuoto dentro, che non sanno come reagire, che si sentono perse e distrutte.
Ogni donna ha il suo modo personale di reagire ad un evento simile. Alcune urlano, piangono e si sfogano. Alcune tengono tutto dentro. Altre riescono a superare più facilmente. Altre ancora finiscono in una depressione tremenda.
Questo accade perché si tratta di un vero e proprio lutto e come tale deve essere trattato.
Il passo dal dolore per aver avuto un aborto alla depressione vera e propria è molto breve. Per evitare questo le donne devono essere circondate dall’amore e dal sostegno psicologico.
Probabilmente è opportuno rivolgersi ad uno specialista per riuscire ad accettare e superare l’evento, anche se la feria, per quanto possa cicatrizzarsi, rimarrà per sempre sul cuore.

Ci sono delle frasi che non devono mai essere dette ad una donna che ha vissuto un aborto

Quando una donna vive un aborto spontaneo non ha bisogno di sentirsi dire nulla. Molte volte, in questi casi, il silenzio è la scelta migliore. Magari accompagnato da un abbraccio.
Medici, infermiere e ostetriche, spesso pronunciano frasi che hanno lo stesso effetto di un coltello piantato nello stomaco. Così come amici e parenti, che non riescono a tirar fuori la loro sensibilità e si lasciano andare a frasi apparentemente innocue ma molto dolorose.
Tutte queste figure che circondano la donna possono anche ripetere che è una cosa molto frequente, che succede alla maggior parte delle donne, che è una selezione naturale, che la coppia avrà tempo per riprovarci. Sono tutte cose vere, ma sapete una cosa? La donna in questione sa già tutto, non è il caso di ripeterlo, è perfettamente informata su ogni cosa. Non ha alcun senso ribadire questi discorsi in un momento così difficile.

Le persone ti guardano come se nulla fosse e hanno anche il coraggio di dirti “ma tanto eri all’inizio della gravidanza”. Perché, dal momento che il test di gravidanza risulta positivo non si è già mamme?
Non ha alcuna importanza il periodo gestazionale in cui avviene l’aborto. Da quando la gestazione inizia, fin dal primo minuto in cui si scopre di essere incinte, si ama quel bambino con tutto il cuore. Per cui anche se l’aborto avviene dieci minuti dopo aver fatto il test di gravidanza il dolore rimane uguale.

Ci sono persone, medici compresi, che dicono sorridendo che tanto la coppia è ancora giovane e avrà tempo di riprovarci. Anche questo discorso, pur essendo vero, è totalmente da evitare. Non ha importanza quando e quanto ci riproveranno, quello era il loro bambino e loro lo amavano già tantissimo.

Anche discorsi che spingono le persone a non buttarsi giù perché esistono metodi alternativi come la fecondazione assistita oppure l’adozione sono assolutamente da evitare. Prima di tutto, avere un aborto spontaneo non significa non poter avere dei figli. In secondo luogo, qualsiasi sarà la scelta della coppia non sta agli altri parlarne.

Per cui si, è possibile riprovarci, cercare un’altra gravidanza, sentirsi giovani, avere miliardi di distrazioni, pensare che è stata una selezione naturale, che doveva andare così, che era il destino. Si possono pensare un milione di cose diverse, tutte probabilmente molto giuste e reali, ma quando l’aborto spontaneo avviene nulla di tutto ciò ha più alcuna importanza.

L’aborto spontaneo coinvolge anche gli uomini

Quando avviene un aborto spontaneo gli uomini vengono immediatamente messi da parte. Si, si tratta di un evento che coinvolge in prima persona la donna che portava il bambino in grembo. Ma se la donna lo portava nella sua pancia, l’uomo lo portava sicuramente già nel cuore.
Quando una coppia scopre di aspettare il bambino i tanti pensieri che affollano la mente dei futuri genitori riguardano la loro vita insieme. E questo accade non solo per il primo figlio, ma anche per tutti quelli dopo. La vita inevitabilmente cambia e immaginare insieme come saranno le cose riempie il cuore.
Quando avviene un aborto spontaneo all’interno della coppia si crea una crepa che si riempie di dolore. La donna vive un momento di dolore profondo e l’uomo che le sta accanto spesso non sa cosa fare. Anche lui prova un dolore molto forte, ma spesso non lo esterna per paura di dare un peso maggiore alla sua compagna. Nello stesso tempo anche il silenzio può ferirla, per cui gli uomini vivono in bilico su un filo molto sottile e doloroso.
Provano tantissimo dolore ma non sanno se è giusto esternarlo oppure no.
Anche in questo caso il sostegno psicologico è fondamentale. Così come è importante che la coppia rimanga unita, per condividere il dolore e per cercare di superarlo insieme.

Un abbraccio speciale a tutte le coppie che hanno vissuto questo triste evento

Parlare dell’aborto spontaneo e condividere le proprie esperienze è molto importante. Sentirsi meno soli aiuta ad affrontare il proprio dolore, a prenderne consapevolezza e a cercare di superarlo.
Oggi voglio semplicemente mandare un abbraccio speciale a tutte quelle donne e a tutti quegli uomini che hanno vissuto un aborto spontaneo, che sanno cosa significa passare dalla felicità più grande alla tristezza infinita in pochi attimi e che portano nel cuore quei bambini che non hanno avuto la possibilità di conoscere ma che hanno amato fin dal primo momento. E a tutti quei bambini che non hanno potuto conoscere il proprio fratellino o la propria sorellina.

E un abbraccio speciale al mio bimbo mai nato.

Con la speranza che tutto questo venga presto gestito meglio dagli ospedali, con una sensibilità maggiore e in modo decisamente diverso da quello che ho avuto la sfortuna di sperimentare.

Chiara

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