Oggi ho il piacere di ospitare il post di Beatrice de L’Agenda di Mamma Bea che ci parla del romanzo “Da qui a Cent’Anni” di Anna Melis, ambientato in Sardegna. Lascio a lei la parola…
Sul blog, ho dedicato il mese di Gennaio alla Sardegna, in particolare alla sua tradizione culinaria.
La Sardegna è un luogo che ho molto nel cuore, ci ho trascorso molte estati, in compagnia degli amici, ho vissuto delle emozioni uniche, sentimenti e storie d’amore.
Nonostante abbia trascorso molto tempo in Sardegna, mi rendo conto di averla sempre vissuta da persona esterna, affascinata dal mare meraviglioso, dalle bellissime spiagge e dai luoghi incantevoli. Ma la Sardegna vera è anche altro.
Ed è così che ho deciso di leggere un romanzo ambientato in Sardegna, tra la Barbagia e il Campidano. Per chi non lo sapesse, la Barbagia è la zona del nuorese che ha dato i natali a banditi di fama nazionale. Quindi, è una terra molto “rude”.
Il romanzo in questione è “Da qui a Cent’anni” di Anna Melis, Frassinelli ed. 2012.
“A cent’anni” è un augurio tradizionale sardo che significa “Che tu possa vivere fino a cent’anni”, che però nel libro assume un significato quasi ironico, come fosse una iettatura invece che un augurio, perché nella situazione di miseria e, soprattutto, di violenza, in cui vivono i personaggi, nessuno di loro vuole vivere in quel modo fino a cent’anni.
Il tema che emerge è proprio la violenza, subita e inferta, che colpisce tutti i personaggi perché in un ambiente violento non si può che crescere violenti. La violenza non riguarda solo le faide tra le varie famiglie ma anche ciò che avviene tra le mura domestiche…
Ma in tutto questo clima di violenza e di odio emerge anche il sentimento diametralmente opposto, quello dell’amore, soprattutto tra Graziano, il fratello del protagonista-narratore e la loro cugina, Maria Moi detta Marietta. E’ curioso come entrambi i fratelli si innamorino di due cugine. Questo ci fa pensare a come doveva essere ristretto e chiuso il gruppo di frequentazione di questi personaggi che abitavano nell’entroterra sardo.
L’amore tra Graziano e Marietta mi ha appassionata moltissimo, mi ha fatto rivivere l’amore che ho provato, proprio in Sardegna, anni fa, per un ragazzo sardo. In certi punti , la descrizione del rapporto tra i due personaggi del libro mi ha fatto sorridere perché l’ho trovata identica al mio legame per quel ragazzo: un rapporto di amore ma allo stesso tempo burrascoso, ostile e litigioso.
Tornando al libro, è affascinante, più che la storia, la descrizione dei paesaggi e del loro stile di vita, che rispecchia fedelmente quello degli abitanti dell’entroterra sardo fino a non molti decenni fa. Come dicevo prima, è ambientato tra la Barbagia, per la precisione in un paesino il cui nome è di fantasia, Bàrdana (che in realtà indica un reato citato nel codice barbaricino) e il Campidano in un paese stavolta realmente esistente, che mi chiama Luna Matrona (chiamato nel libro anche Lunamardò).
Che cosa mi ha colpito di più? Il comportamento delle donne, totalmente discordante da ciò che mi aspettavo… Pensavo a un atteggiamento chiuso, completamente succube nei confornti dell’uomo, invece, anche se apparentemente potrebbe sembrare così, ho scoperto che non lo è affatto.
Un romanzo veramente bellissimo, lo consiglio soprattuto a tutti gli appassionati di questa bellissima isola, per conoscere la faccia vera della medaglia, una faccia autentica e affascinante. Perché la Sardegna vera è bellissima…