Quest’anno la scuola è molto diversa da come ricordiamo. A fine febbraio, siamo andati a prendere i nostri figli a scuola, totalmente inconsapevoli che ci sarebbero rientrati dopo ben sette mesi.
Durante questi mesi hanno vissuto un lockdown, non sono usciti di casa per mesi, non si sono visti se non attraverso uno schermo e hanno avuto paura di tornare alla vita normale.
L’estate è stata diversa. Hanno riassaporato la libertà. Una libertà completamente finta, perché anche se il Governo era così concentrato a mandare la gente in vacanza, tutti sapevano che non sarebbe mai stato un inverno normale.
In ogni caso i bambini sono tornati al parco, si sono rivisti, hanno trascorso di nuovo del tempo di qualità in compagnia.
Poi è iniziata la scuola. Una scuola nuova. Con regole nuove, molto rigide, da rispettare. I bambini si sono abituati a tutto e hanno seguito ogni regola con grande responsabilità.
Ci sono stati anche tanti episodi, però, che hanno fatto spaventare o soffrire i bambini e le famiglie. Ecco le esperienze che sono riuscita a raccogliere, grazie alle mamme che hanno deciso di sfogarsi.
Le esperienze dei bambini
Le esperienze che racconto in questo articolo sono tutte reali, purtroppo. Non scriverò, come d’accordo, il nome di nessuna mamma, di nessun bambino e di nessuna scuola, ma spero con tutto il cuore che parlarne possa servire a riportare un po’ di normalità nel mondo della scuola.
Ecco un elenco di ciò che è accaduto:
- Un bambino ha trascorso un’intera giornata senza poter scrivere e fare i compiti, perché aveva dimenticato a casa una penna. Questo bambino è rimasto molto male per quanto accaduto ed era così scioccato, da arrivare al punto di controllare in maniera ossessiva quotidianamente la presenza di tutte le penne nell’astuccio.
- Una bambina è stata sgridata duramente perché istintivamente ha raccolto da terra la gomma che è caduta ad una sua compagna.
- Un bambino si è fatto venire una crisi di nervi perché la mamma ha cercato di abbracciarlo. Il piccolo voleva che la mamma lo salutasse con il gomito, perché glielo ha detto la maestra.
- Una bambina, nel momento di andare a nanna, si è rifiutata di abbracciare e dare il bacio della buonanotte al suo papà perché la maestra le aveva spiegato che non bisogna toccare nessuno.
- Un bambino ha pianto come un disperato e si è fermato in mezzo ad una strada, perché non voleva passare in un punto dove erano presenti più persone, nonostante indossasse una mascherina.
- Diversi bambini non dormono la notte e hanno incubi, terrorizzati di essere sgridati pesantemente il giorno dopo a scuola.
- Un bambino è stato messo in castigo perché aveva tirato giù la mascherina per qualche secondo, perché non riusciva a respirare. Al bambino è stato detto che non avrebbe giocato durante la ricreazione perché non era in grado di tenersi la mascherina sulla faccia.
- Diversi bambini hanno chiesto alle proprie madri di non andare a scuola, perché non riuscivano più a sopportare le urla e le sgridate delle maestre.
- Una bambina ha passato il tempo in castigo perché aveva prestato un pennarello ad un’amichetta, con tanto di nota sul diario.
- Un bambino ha chiesto alla mamma di non baciarlo più, perché a scuola gli hanno spiegato che bisogna farlo solo da lontano.
- Una bambina ha chiesto ai genitori di indossare la mascherina anche a casa, perché a scuola le hanno spiegato che non bisogna mai toglierla.
- In una scuola materna i bambini hanno imparato a fare giro giro tondo con i gomiti, rigorosamente ad un metro di distanza.
- Un bambino si è arrabbiato con suo padre perché ha messo un po’ di patatine fritte nel piatto della mamma perché per lui erano troppe e ha urlato che ora non si può più condividere il cibo.
- Una bambina si è arrabbiata e non ha voluto più togliere la mascherina alla sua bambola.
Sono solo alcuni esempi di ciò che sta accadendo nelle scuole. Le regole, per quanto giuste, possono essere insegnate in molti modi diversi. I bambini non devono crescere nella paura, ma devono scoprire anche il sapore della libertà. Insegnare il rispetto delle regole è giusto, ma crescere una generazione di terrorizzati e asociali è molto diverso. E soprattutto molto grave.
Riflettiamo.
Chiara